Home>CHIRURGIA OCULARE>COMPLICAZIONI INTERVENTO DI CATARATTA: OCCHIO SECCO

La chirurgia della cataratta è uno degli interventi con il più elevato rapporto costi benefici ed è caratterizzato da un considerevole aumento della qualità della vita per quanto riguarda l’attività quotidiana lavorativa e gli aspetti socio relazionali.

L’occhio secco (dry eye) ha un’incidenza tra l’11 e il 33%, aumenta con l’età ed impatta notevolmente sulla qualità della vita essendo una patologia solitamente cronica. Conseguentemente un’alta percentuale di pazienti candidati a un intervento di cataratta possono avere un occhio secco, sindrome che può essere accentuata dall’intervento o scatenata dall’intervento stesso se in uno stadio sub clinico. È importante quindi individuare i pazienti a rischio al fine di instaurare una prevenzione e un trattamento adeguato.

Negli ultimi decenni si è assistito ad un miglioramento continuo della chirurgia della cataratta sino ad arrivare alla chirurgia mini incisionale e alla femto laser. Attualmente la chirurgia della cataratta è una chirurgia più precoce, più confortevole, più veloce, refrattiva oltreché riabilitativa che non può però ignorare l’effetto potenziale dislacrimogeno dell’intervento.

Il chirurgo della cataratta pertanto non deve solo concentrarsi sugli aspetti tecnici di una chirurgia all’avanguardia, ma anche sui segni clinici soggettivi ed oggettivi che possano indicare una disfunzione del sistema lacrimale ed in particolar modo di un occhio secco allo stadio clinico palese o latente.

È importante che la chirurgia della cataratta sia eseguita su una superficie oculare sana o il più possibile normale per evitare che il risultato anatomico e funzionale sia vanificato da una sindrome di occhio secco.

Questa si verifica con una certa frequenza dopo chirurgia della cataratta ed è la più comune e potenzialmente stressante complicanza della chirurgia della cataratta, che può determinare una slatentizzazione di un preesistente quadro clinico di occhio secco. Il film lacrimale è l’interfaccia tra occhio, superficie oculare e ambiente esterno e svolge importantissime funzioni protettive, nutritive e ottiche, contribuendo in maniera significativa al processo della visione.

È fondamentale quindi, prima di un intervento chirurgico di cataratta, per evitare la sindrome da occhio secco post operatoria:

  1.  identificare i pazienti a rischio
  2.  ottimizzare la superficie oculare prima della chirurgia con terapia adeguata
  3.  utilizzare strategie intraoperatorie per minimizzare il danno alla superficie oculare
  4.  ottimizzare i risultati della chirurgia attraverso il management post operatorio

I fattori di rischio per l’occhio secco possono essere: età avanzata, sesso femminile, terapia estrogena post menopausa, farmaci antistaminici e diuretici betabloccanti, ma anche una pregressa chirurgia refrattiva con laser ad eccimeri, lasik, femto lasik o radioterapia, trapianto di cellule staminali ematopoietiche, deficit di vitamina A, deficit di androgeni, epatite C.

E’ quindi necessaria un’accurata anamnesi e visita oculistica specialistica evidenziando l’utilizzo di colliri antiglaucoma (specie con conservanti) e antistaminici, la presenza di pterigio o di una congiuntivocalasi, una disfunzione delle ghiandole di Meibomio, anomalie della statica e dinamica palpebrale, alterazione delle vie lacrimali, utilizzo continuativo di lenti a contatto, fattori climatici ed ambientali e stile di vita.

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